La Consensus Conference di fio.PSD sta portando, inevitabilmente, molte riflessioni rispetto alla problematica delle persone senza dimora e della povertà estrema e da queste riflessioni vorrei partire. Sono situazioni che mi portano – e che dovrebbero portare tutti noi che operaiamo – a riflettere su cosa e come stiamo facendo.

In particolar modo vorrei partire dalla domanda di fondo che ha accompagnato la Consensus, domanda che dovremmo avere scolpita nelle nostre teste:

Perché, nonostante tutte le nostre buone intenzioni, ci sono ancora così tante persone che dormono in strada?

Per iniziare a riflettere e a dare una risposta a questa domanda penso che sia opportuno iniziare a parlare dell’Aspirina.

Sì, avete letto proprio bene, voglio iniziare a riflettere parlando dell’Aspirina.

Se adesso vi chiedessi che cos’è l’aspirina, nelle vostre teste pensereste che è, banalmente, un farmaco; allora vi porrei una seconda domanda e questa seconda domanda potrebbe essere: a che cosa serve l’aspirina?

Qui le risposte inizierebbero a variare, qualcuno di voi – di voi che state leggendo, di te, di ogni te qui presente –  penserà che è un farmaco per il raffreddore, qualcuno penserà che è utile per i dolori, altri ne faranno un grande uso magari per il mal di testa. Sono tutte risposte corrette, più o meno; la risposta più corretta, invece, è che l’aspirina è un farmaco sintomatico, ovvero un farmaco che va ad attenuare i sintomi di un qualcosa che potrebbe avere radici più profonde e serie.

Ecco, potremmo partire dall’ultimo esempio che ho portato, una banale emicrania. Proviamo a pensare a una persona che fa uso costante di aspirina per combattere un’emicrania che non lo abbandona mai; di quell’aspirina ne diventa schiavo, quell’aspirina diventa il centro del suo benessere – almeno nelle sue abitudini quotidiane – pur non essendo affatto, quella, una situazione di benessere ma, semmai, una catena che lo lega a un falso benessere.

Ammettiamo adesso che questo individuo, schiavo del mal di testa e dell’aspirina, decida di andare oltre, di approfondire le reali cause di quel mal di testa. Si rivolge quindi al medico che gli consiglierà di fare degli accertamenti; potrebbe scoprire, ad esempio, di avere delle vertebre schiacciate, vertebre nella zona cervicale, ed essere queste la causa delle sue emicranie costanti e del conseguente uso e abuso di aspirina.

Questa persona decide quindi di andare oltre, di affrontare la situazione in maniera ancora più profonda e capire il perché di questo schiacciamento di vertebre; si rivolge quindi è un ortopedico che, analizzando la situazione in maniera più globale, scopre dei difetti di postura e di andatura. Analizzando ancora di più le cause potrebbe scoprire, magari, che questa persona ha un problema di piedi piatti che, con l’aiuto di adeguati presidi ortopedici quali plantari, potrebbe risolvere il suo problema di emicrania ed emanciparsi dall’uso dell’aspirina.

Ecco, sappiate che fino a questo punto non vi ho scritto dell’uso dell’Aspirina ma del fenomeno della homelesseness o, più precisamente, di come questo fenomeno viene affrontato.

Il fenomeno delle persone senza dimora non è una condizione, non è una malattia e tantomeno è uno Stigma che segnerà le persone per tutta la loro intera esistenza. Il fenomeno delle persone senza dimora è un sintomo, un sintomo di un qualcosa di estremamente più profondo che noi continuiamo a ignorare.

Storicamente, da secoli, continuiamo ad affrontare il problema della povertà come un sintomo.

La storia ci dice che i primi interventi a favore, o meglio indirizzati, alle persone in uno stato di povertà estrema risalgono a circa 421 anni fa, momento in cui la regina Elisabetta I promulgò un piano di soccorso per questa fascia di popolazione. Questo piano prevedeva l’allestimento di mense, dove le persone potevano soddisfare il bisogno del nutrirsi, e dei dormitori, dove le persone potevano ripararsi dal freddo notturno abbattendo il rischio di mortalità e anche, diciamocelo, perché le persone che dormono in strada fanno brutto.

Ebbene tutto questo non vi ricorda nulla?

Da oltre 400 anni, il nostro intervento non è altro che sintomatico. Da oltre 400 anni noi siamo delle Aspirine, Aspirine che pretendono di risolvere il problema della povertà curandone il sintomo.

Vi provoco ancora con un’altra metafora chiaramente grottesca, sempre appartenente al mondo sanitario: provate immaginare se un paziente affetto da tumore allo stomaco venisse curato dal proprio oncologo con la somministrazione di un farmaco antiemetico poichè, detto paziente,  vomita.

Certo, vedere una persona vomitare non fa piacere, è cosa brutta e sgradevole; quindi, per eliminare il problema più evidente di un paziente oncologico, si cura il sintomo.

Provate a pensare quanto, una situazione così grottesca, risuonerebbe oscena e scandalosa a livello mondiale; allora mi chiedo – e vi chiedo – perché quando viene attuato lo stesso identico intervento appena descritto – che risultava grottesco – al fenomeno della homelessness, non solo non ci scandalizza, ma addirittura tale politica di intervento viene socialmente accettata e valorizzata, spesso acclamata come opera di vicinanza e carità verso il prossimo?

Perchè nessuno si scandalizza se affrontiamo il tema della homelessness in modo sintomatico invece che sistemico?

Quindi non serve ragionare sul fatto in sè che una persona abbia perduto la casa; un intervento salvavita – è banale – va attivato, ma deve essere solo quello, un salvavita.

È fondamentale approfondire il perchè è successo; dove risiedono le criticità delle persone fragili e attivarsi prima che creino la rottura. È fondamentale capire i motivi politici, culturali, personali per cui alcune persone vadano lentamente – ma inesorabilmente – alla deriva.

La perdita della casa è soltanto il sintomo finale e più drammaticamente evidente di una serie di cause che hanno portato a quell’effetto.

Cosa si è rotto nella vita di una persona che lo ha portato a perdere tutto?

Noi sappiamo che ogni persona è una storia a sé e ogni situazione è diversa dalle altre. Sappiamo però, altrettanto bene, che ci sono degli elementi comuni, ci sono situazioni ripetibili e ripetute che portano a questo stato di decadenza e finché non si riuscirà a creare uno studio e un piano organico e strutturato per affrontare questi elementi, continueremo ad affrontare il fenomeno della homelessness come un sintomo.

Continueremo ad essere aspirine della povertà.

Durante la Consensus Conference di Roma, sono state lanciate 7 sfide, 7 temi su cui riflettere e decidere su quali concentrarci per i prossimi anni per affrontare realmente la situazione del grave disagio adulto in maniera sistemica e non sintomatica.

Cambiamento, Salute, Immaterialità, Impatto, Uguaglianze diverse, Abitare, Servizio Sociale. Queste le sfide su cui ci siamo confrontanti a livello nazionale e di cui daremo un accurato ritorno.